Visualizzazione post con etichetta it's a bike bike world. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta it's a bike bike world. Mostra tutti i post

lunedì 22 ottobre 2012

Confessioni di un ciclista urbano


Sabato pomeriggio, mentre stavo correndo sul lungodora in direzione del parco della Colletta, ho visto due uomini della polizia stradale in moto dapprima affiancare un ciclista, poi parlargli mentre ancora erano in movimento, e infine fermarlo. Uno dei due agenti ha tirato fuori il blocchetto delle multe e io, incredulo per quanto stava accadendo, mi sono avvicinato per capire come stavano le cose.

Il ciclista era stato fermato perché dal lungodora Voghera aveva svoltato sul ponte per via Carcano passando con il rosso. Non ci potevo credere. Multare un ciclista è il modo più facile per guadagnarsi la giornata, ho pensato. Un po' come quando i bulli a scuola se la prendono con i più deboli per farsi dare il pranzo. Evidentemente devono portare a casa un tot di multe a turno e un ciclista è una preda golosa: lo cogli sul fatto, non può scappare, e un po' ci godiamo pure a massacrare sti stronzi de ciclisti. Ho guardato i due agenti della polizia con gli eyes of shame, avrei voluto anche mettermi a protestare ma non riuscivo a emettere un cazzo di suono uno da questa maledetta gola.

Una volta ripreso a correre, mi sono messo a pensare e ripensare alla vicenda. In fondo il ciclista aveva commesso un'infrazione ed era giusto che venisse punito. Togliendo tutto ciò che c'era di emotivo e lasciando il solo raziocinio all'opera, era una conclusione lampante. Sbagli e paghi. Però allora dovremmo multare anche tutti i pedoni che attraversano con il rosso, no?
Forse ci sono, come sempre, due diversi livelli di legge: uno legale e uno morale/sociale. Nessuno multerebbe un pedone che passa con il rosso (ho controllato, e Google dice che i casi si contano sulle dita di una mano), anche se nessuno potrebbe opporsi a una multa del genere perché legalmente valida senza se e senza ma.
E se questa legge morale vale per il pedone che è utente debole della strada, perché non può valere anche per i ciclisti, anch'essi utenti deboli?

Lasciando questa domanda per aria, ho cambiato punto di vista per osservare la questione da un altro lato.
Ho pensato che noi ciclisti abbiamo questo senso di superiorità, di missione, e, allo stesso tempo, di vittimismo che insieme sono un mix letale perché portano alla distorsione della realtà e spalancano la porta all'integralismo più estremo (ok il post linkato è davvero un po' estremo, ma la logica sottesa è la stessa), ed è mia opinione che i ciclisti lo stiano diventando sempre di più.
Osiamo manovre azzardate, ci barcameniamo con destrezza tra mille gli ostacoli urbani, tagliamo strade magari senza volerlo, abbiamo un'innata fiducia nelle nostre capacità, pensiamo che per noi qualsiasi eccezione si possa fare, e tutti quelli che si frappongono fra noi e il nostro traguardo sono degli incompetenti, degli inquinatori, schiavi dell'abitudine e per questo meno degni di noi di muoversi nella città, mentre noi abbiamo sempre ragione e dovremmo essere intoccabili. Un po' come avrebbe dovuto esserlo quel ciclista di lungodora Voghera.

Il ragionamento che facciamo è "non solo io mi faccio il culo ad andare in bici in una città che alle bici non concede nulla, facendo quello che sembra la prova del fil rouge di giochi senza frontiere ogni singolo giorno; mi sacrifico anche per la patria per renderti il mondo più verde e pulito; faccio un favore persino all'amministrazione comunale perché ti trancio via parte del traffico e delle PM10, e tu osi togliermi l'unica cosa che mi tiene ancora in sella, vale a dire la libertà?"

La libertà è la gioia di ogni ciclista, quella scintilla che ti fa innamorare delle due ruote e che nessuna sfilza di di ostacoli e sfighe urbane riesce a eguagliare. La libertà di non essere confinato sulla strada. La libertà di poterti fermare per fare una foto. La libertà di non essere bloccato nel traffico. La libertà di poter non sottostare a (tutte) le regole. Come i semafori rossi. Con i miei colleghi ciclisti, uno dei mantra che si è affermato nel tempo è "se ti fermi ai semafori rossi, allora la bici a che serve?"

Eppure il senso di ingiustizia c'è e si sente tanto. Perché al pensiero di quel povero sventurato del lungodora si affianca l'immagine del centinaio di macchine in doppia fila in Piazza Vittorio il sabato sera. E allora uno si chiede davvero se non valga la pena di abbandonarsi alla lotta senza quartiere più totale, come quel ciclista che confessa di aver sputato sul vetro della macchina parcheggiata sulla pista ciclabile.

Il punto è che per i ciclisti a Torino c'è davvero pochissimo spazio e ancor meno considerazione. E quindi spazio e considerazione vengono presi con la forza, o barattati con altri privilegi che pedoni e auto non possono avere.

Ma gli estremismi e gli integralismi, a cui è facile cedere viste le condizioni attuali, non portano comunque a nulla, se non al peggioramento della situazione.

Nella città ideale il cittadino può essere di volta in volta pedone, ciclista e automobilista, a seconda del tragitto, della destinazione e delle necessità. Torino però non è la città ideale. 
In Italia la dualità auto-pedone è ormai consolidata da decenni, mentre la bicicletta è un mezzo nuovo. Fino a cinque anni fa in effetti i ciclisti urbani erano davvero pochi. Il cambiamento quindi non deve essere solo a livello pratico e concreto ma anche psicologico: degli amministratori prima, e dei cittadini poi.

Ma è qui che l'amministrazione dovrebbe fare la sua parte, promuovendo l'uso della bicicletta e agevolando chi usa la bici come mezzo di trasporto quotidiano. Qualcosa si è già fatto, altri progetti sono on the way, ma il Comune sta facendo tutto senza convinzione. Lo sta facendo, mi sembra, solo perché ci sono le associazioni che rompono le palle. Come se si parlasse sempre dei ciclisti della domenica (i famosi) e non di quegli altri.

Il pezzo mancante della questione, a mio parere, è proprio questo: l'amministrazione comunale non ha capito che la bici può essere (ed è già) usata sistematicamente come mezzo di trasporto quotidiano, e che incentivare questo uso gioverebbe a tutta la città per le conseguenze su traffico, PM10, pulizia, stress, salute e altro; insomma non ha capito quegli assiomi che ogni ciclista urbano ha fatto propri. E finché ci si parla su due livelli diversi non si arriverà mai a capirsi. E la strada mi pare ancora lunga.

giovedì 11 ottobre 2012

I 10 comandamenti del bravo ciclista urbano


Un post che ogni ciclista urbano DEVE assolutamente leggere :)

(via http://bicisnob.wordpress.com/2012/10/11/i-10-comandamenti-del-bravo-ciclista-urbano/)


Il ciclista metropolitano ha l’obbligo di trasmettere agli altri utenti della strada un’immagine di superiorità, fascino, alterità, bellezza, eleganza.
Deve perciò rispettare ciecamente i 10 comandamenti del bravo ciclista urbano.

1) Abbigliamento. Tassativamente bandite gonne e pantaloni multitasche così come casacchine catarifrangenti e altri ammennicoli che fanno tanto dipendente ANAS. Gli abiti devono essere ricercati, informali e nello stesso tempo raffinati, la mise si deve notare senza dare cafonamente nell’occhio, deve essere adatta a un aperitivo tra amici così come a una cena elegante. Siate cool e controfighetti.

2) Relazioni sociali. La vostra capacità di rimorchiare deve apparire innata e straordinaria. Se vedete uno strafigo/strafiga che cammina per strada puntatelo/a e chiedetegli un’informazione qualsiasi. Dovete convincere chi guarda la scena senza sonoro che siete due vecchi amici che si ritrovano per caso. Allontanandovi salutate calorosamente e fate gesti che lascino intendere che vi rivedrete al più presto. Quando possibile, inoltre, datevi  appuntamento agli incroci più trafficati con un vostro amico/a, facendo sembrare l’incontro fortuito e trasformando l’ingorgo in un drive-in con vista sul bacio più appassionato del secolo.

3) Sudore. E’ rigorosamente bandito il sudore. La pelle deve essere sempre fresca e rilassata. Il viso asciutto e tonico esprime la leggerezza della pedalata. Chi soffre di sudorazione eccessiva deve mascherarla utilizzando una mtb e indossando capi tecnici pre-macchiati di fango in modo da convincere l’osservatore che si è reduci da un’escursione chilometrica nei boschi. Il sudore diventerà  così testimonianza di una straordinaria forma fisica.

4) Respirazione. Vietato respirare a bocca aperta, mostrare affanno o spossatezza. Anche se vi stanno esplodendo i polmoni dovete mantenere un certo aplomb. Chi fuma, nel bel mezzo di una salita al 12%, può accendersi una sigaretta, senza naturalmente perdere il ritmo fluido della pedalata.

5) Espressione. Sorridete con intelligenza, senza inciampare in sguardi beoti. Il volto deve comunicare serenità, spensieratezza, compiacimento. Dovete incutere invidia.

6) Sorpassi. Sorpassare un’automobile è la cosa più normale che può accadere durante uno spostamento: dimostratelo, compiendo l’operazione con naturalezza. E’ fatto obbligo di non indugiare con lo sguardo beffardo verso il finestrino delle auto, di tirare avanti dritti e fieri senza curarsi di chi è impantanato nel traffico. Inventate occasioni per fermarvi di tanto in tanto lungo il tragitto così da superare più volte gli stessi automobilisti.

7) Generosità. La vostra superiorità deve rendervi più generosi e disponibili verso il prossimo. Ad esempio, pur essendo privi del parabrezza, potete dispensare mance ai lavavetri al semaforo.

8) Gentilezza. Fermatevi con ostentazione davanti alle strisce pedonali e sorridete a chi attraversa. Poi manifestate complicità col pedone e scuotete il capo in maniera da redarguire con quel semplice gesto l’arroganza dell’automobilista che non rispetta le zebre.

9) Meteo. Mostrate di apprezzare, senza esagerare, i repentini cambiamenti meteoclimatici. Utilizzate uno scroscio di pioggia improvviso per lasciar intravedere intriganti trasparenze o per esibire muscoli bestiali sotto pantaloni resi attillati dall’acqua.

10) Rapporti coi motorizzati. Mai dare confidenza agli automobilisti, mai reagire a provocazioni, a colpi di clacson, a urla e a offese.
L’automobilista non esiste, è solo un componente di una macchina. Esistete solo voi, meravigliosi ciclisti urbani.

giovedì 13 settembre 2012

16-22 settembre: settimana europea della mobilità sostenibile

Come ogni anno, la settimana europea della mobilità sostenibile vede Torino impegnata a promuovere uno stile di mobilità alternativo e più attento alle tematiche ambientali, ma anche sociali ed economiche.

Tra le iniziative degna di note, domenica 16 settembre si potrà viaggiare gratis tutto il giorno su tram e bus e la metro sarà utilizzabile per l'intera giornata convalidando un solo biglietto.

La giornata clou della settimana sarà comunque sabato 22 settembre "In città senza la mia auto", quando si svolgeranno innumerevoli attività sparse per il territorio cittadino. Il centro dell'evento sarà comunque San Salvario, dove verrà chiusa al traffico l'area centrale di Corso Marconi dalle 6 alle 24, mentre dalle 15 alle 24 sarà chiusa anche l'area compresa tra Corso Vittorio - Corso Marconi - Via Madama Cristina - Via Nizza.

Le attività e gli interventi di sabato sono davvero tantissimi, per cui vi rimando all'elenco ufficiale del Comune.

giovedì 14 giugno 2012

Attacco vandalico contro il TObike

BASTARDI. Non ho parole.
Un servizio per cui paghiamo tutti e di cui si servono più di 15.000 torinesi vandalizzato in una notte.

2012/6/14 To Bike <info@tobike.it>


[TO]BIKE, questa notte, è stato bersaglio di un atto di vandalismo mirato e al tempo stesso  indiscriminato. Sono centinaia le bici del parco mezzi le cui ruote sono state volontariamente squarciate divenendo così inutilizzabili per tutti gli utenti del servizio.

Ci dispiace per il disagio che questo spiacevole episodio sta generando nella regolare fruizione del servizio e ci rammarica sinceramente che il nostro [TO]BIKE, il servizio di tutti, sia stato così gravemente danneggiato.
L'intero team [TO]BIKE è al lavoro da ore per ripristinare il corretto funzionamento di tutti i mezzi coinvolti sì da rimetterli in circolazione nel minor tempo possibile.
Lo Staff [TO]BIKE

sabato 5 maggio 2012

Every little helps (come da Tesco)



Appello del Bike Pride torinese per la ricerca di fondi: anche solo un euro e un passaparola possono fare la differenza:


Il Bike Pride come qualunque evento o organizzazione ha dei costi vivi. Il primo anno è stato sostenuto in parte dai promotori e delle associazioni, che ci hanno rimesso, il secondo anno ha trovato qualche sponsor. Quest'anno stiamo cercando su più fronti di arrivare almeno in parità. Le istituzioni non ci hanno mai dato un euro. Ecco, anche solo 1 euro, va benissimo.

Più alta sarà l'affluenza alla giornata di festa in bicicletta più incisivo sarà il messaggio che consegneremo alle amministrazioni comunali, provinciali e regionali.
Abbiamo formulato richieste precise per la sicurezza stradale anche grazie al grande network #salvaiciclisti. Ma abbiamo bisogno di un aiuto da parte di tutti.
Dobbiamo (associazioni e volontari) stampare le cartoline, i manifesti, gli espositori, pagare le ambulanze e l'aiuto nella logistica e nella grafica. Abbiamo considerato circa 800€ di spese.
Per questo motivo, se credete in questa battaglia di civilità dateci una mano. Anche piccola.
QUEST'ANNO DOBBIAMO ESSERE ALMENO 10.000 ..e meglio diffondiamo il messaggio più saremo a pedalare!


Su www.bikepride.it tutte le informazioni sull'evento.
A questo indirizzo la pagina per donare con Paypal o Carta di credito.

martedì 24 aprile 2012

In bici da Venezia a Torino


Anzi, in sella sulla VEN-TO sarebbe il titolo più appropriato per questo post.
Una proposta del Politecnico di Milano che ho trovato poco fa sul blog di Civati: un'operazione che potrebbe, a costi relativamente contenuti, diventare una best-practice per tutta l'Europa del Sud (e non solo).

Si tratta di un'unica pista ciclabile lungo il Po che colleghi Torino a Venezia, con una diramazione per Milano.

Una ciclovia di 679 km potrebbe essere realizzata con l'impegno dello Stato italiano, delle 4 regioni attraversate dal fiume, delle province, degli enti fluviali, di tutti i comuni, delle associazioni dei cittadini e delle imprese.

In parte la ciclabile già esiste, in parte deve essere realizzata e in parte deve essere messa in sicurezza. Le condizioni per realizzarla richiedono un investimento molto contenuto: qualche decina di milioni di euro per ottenere in pochi anni la più lunga ciclabile del sud Europa. Una ciclabile che collegherebbe città artistiche meravigliose: Venezia, Ferrara, Mantova, Sabbioneta, Cremona, Pavia, Valenza, Casale Monferrato, Torino.

Un'infrastruttura a bassa velocità ma che produrrebbe un giro di affari annuo stimabile in due volte l'investimento iniziale. Un'infrastruttura che diverrebbe il volano per un turismo pulito, bello, ecologico e motore per tante economie diffuse...vere green economy.


Se ne discute al Politecnico di Milano l'11 maggio alle 10.

sabato 7 gennaio 2012

Via dell'Università

Squillino le trombe, Torino ha una nuova via dal nome pomposo e seicentesco: via dell'Università.



In realtà "via dell'Università" è il nome del nuovo percorso ciclabile a doppio senso di marcia che si trova su via Borelli, sconosciuta via a senso unico che non è altro che il prolungamento di via Montebello tra Corso Regina Margherita e Lungo Dora Siena.


Tra le caratteristiche di questo nuovo percorso ciclabile non spicca certamente la lunghezza: via dell'Università si interrompe infatti dopo 20 metri dal maestoso segnale di inizio.


In realtà quello di via Borelli è il primo minuscolo pezzettino di un percorso ciclabile più lungo che attraverserà il centro di Torino da nord a sud toccando tutte le residenze e le sedi universitarie, come approvato dalla delibera del consiglio comunale di Torino il 20 settembre 2010.
Al tratto di via Borelli in particolare seguirà probabilmente (non ho trovato notizie in merito in rete) il prolungamento su Lungo Dora Siena per raggiungere il nuovo gigantesco campus universitario di Norman Foster.

martedì 25 ottobre 2011

Tra Torino e Borgaro altri 850 metri di pista ciclopedonale

Approvato dal Comune di Torino il progetto definitivo per la realizzazione di un nuovo tratto della pista che collega il capoluogo a Borgaro e Settimo. L'intervento rientra nelle opere previste dalla "Tangenziale verde"

Il Comune di Torino ha approvato oggi il progetto definitivo di un nuovo tratto di pista ciclabile che sorgerà tra il capoluogo, Borgaro e Settimo. Il percorso si sviluppa per circa 850 metri lungo la strada comunale del Villaretto e si innesta nel Comune di Borgaro con la pista ciclabile già esistente proveniente dalla Cascina Santa Cristina. L’opera metterà quindi in collegamento il quartiere del Villaretto con la rete extracomunale già esistente e costerà alla città 110 mila euro, reperiti attraverso i finanziamenti ministeriali al Prusst.

L’opera è compresa nell’ambito del progetto “Tangenziale Verde”, un'area cuscinetto tra i comuni di Borgaro, Settimo Torinese e Torino, che prevede la creazione di un parco intercomunale di connessione tra parchi urbani e regionali con relative opere di difesa idraulica, il recupero del comprensorio dei laghi di cava di Torino e Borgaro, 40 km complessivi di percorsi ciclopedonali e la definizione di aree da destinare alla rilocalizzazione di attività produttive.
La tangenziale verde comprenderà il territorio metropolitano tra i torrenti Stura e Malone per un totale di 2.800.000 m², collegando il Parco del Po Torinese con il Parco regionale La Mandria.

via http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=108853

venerdì 26 agosto 2011

sabato 4 giugno 2011

BruiseSharing

Ahimé non sono il solo ad aver sperimentato parecchi disservizi con le bici condivise di TObike.
Peccato, perché il servizio è potenzialmente ottimo: bisogna però aumentare la manutenzione e le riparazioni delle bici perché da qualche mese a questa parte fanno (purtroppo) davvero pena.

martedì 10 maggio 2011

Maglia rosa a Torino per il Giretto d'Italia 2011

A Ferrara e Udine il 40% del traffico è a pedali, in 11 centri urbani almeno 3 abitanti su 10 hanno scelto le due ruote per andare a scuola o al lavoro, e in grandi città come Torino, Milano e Firenze tra il 13 e il 19% degli spostamenti cittadini è stato effettuato con veicoli a trazione muscolare. Questi i risultati del primo Campionato nazionale della Ciclabilità Urbana organizzato da Legambiente, Fiab e Cittainbici che si è disputato nei giorni scorsi in tutta Italia.

La gara - La sfida si è svolta monitorando la mattina di un normale giorno lavorativo tutti i veicoli, auto, moto, scooter, camion, bus, taxi, pedoni, che hanno varcato i check point allestiti per l’occasione in vari punti del territorio comunale. Il conteggio ha permesso di assegnare il ruolo di leader delle tre diverse categorie (città grandi, medie e piccole) al centro urbano con la percentuale più alta di utilizzo della bicicletta sul totale degli spostamenti.

I vincitori - La maglietta rosa del girone delle città piccole se l’è aggiudicata Udine con il 39,8% degli spostamenti in bicicletta, mentre il girone delle città medie è andato a Ferrara (38,2%). Ma in questa categoria ci sono state altre grandi performance: Parma ha ottenuto il 35,6%, Vicenza il 31,3%, Ravenna il 31%, Reggio Emilia il 30,9%, Modena il 28,8%, Padova il 25%, Bolzano il 24,8%. Tra le grandi città primeggia Torino (19%) seguita da Milano (18,7%) da Verona (16,9%) e Firenze (13,6%).Nella classifica a punti trionfano invece Bolzano, Padova e Trento. In questo caso il Giretto d’Italia ha premiato quei centri urbani con la quota di mobilità sostenibile più alta, confrontando le cifre dell’insieme di pedoni, utenti di bus e ciclisti con la somma dei mezzi a motore in circolazione. Bene anche le prestazioni di Bari, Roma e Genova. Il capoluogo pugliese (5,4%) conferma di essere uno dei pochi grandi centri urbani del Mezzogiorno che sta investendo su una mobilità più sostenibile; il 5% della Capitale dimostra che finalmente anche a Roma c’è un discreto numero di frequent biker che ha rinunciato ai mezzi a motore e che per crescere ancora ha bisogno di più spazio e più sicurezza. Mentre il 2,7% di Genova va elogiato perché il Comune ligure s’è messo in gioco col Giretto e forse potrà approfittare dell’occasione per capire che un maggior investimento politico e strategico su ciclabilità e intermodalità potrebbe far salire le due ruote in circolazione.

Maglia a pois - All’Emilia Romagna e dunque a Carpi, Ferrara, Modena, Parma, Ravenna e Reggio Emilia va la maglia a pois della classifica a squadre dal momento che tutti insieme questi Comuni hanno abbondantemente superato la media del 30% di spostamenti in bici.

Maglia azzurra - La maglia azzurra va a tutti i Comuni che hanno superato il 30% di spostamenti a pedali: Carpi, Ferrara, Parma, Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Schio, Senigallia, Trento, Udine e Vicenza.

Maglia ciclamino - La maglia ciclamino della classifica a punti della mobilità sostenibile la indossano invece Bolzano, Trento e Padova, i centri urbani dove l’insieme di ciclisti, utenti del trasporto pubblico e pedoni ha prevalso con numeri schiaccianti su auto e scooter: 90% a 10%.

Maglia blu - Bolzano, Reggio Emilia, Padova e Venezia condividono la maglia blu ciclabilità, poiché negli ultimi anni sono le quattro città che probabilmente hanno riorganizzato al meglio la propria viabilità, separando i flussi auto/bici o limitando il traffico motorizzato a vantaggio degli altri mezzi di trasporto.

Maglia verde - Infine la maglia verde dei grimpeur è per Genova, e quella bianca delle giovani promesse va a Bari: anche se in entrambi i casi non è un premio vero e proprio, ma l’auspicio che in futuro le amministrazioni locali possano rendere il proprio territorio sempre più a misura di bici.

via http://www.agenziaimpress.it/ingr_news.php?id_news=7883

sabato 12 febbraio 2011

TO Bike or not to bike?

Oggi ho avuto la mia prima volta.
Parliamo di TOBike, il bike sharing di Torino, nato nel 2010 e arrivato in soli 7 mesi ad avere 5000 abbonati.
Premetto che io ho una mia bici mia e non ho (ancora) fatto l'abbonamento al TOBike perché non ne ho mai avuto bisogno. Almeno fino ad oggi, quando la mia indomita Kala ha smesso di frenare e ho dovuto portarla a riparare.

Oggi pomeriggio avevo due/tre impegni tutti in centro, tra Borgo Dora e il Lungo Po, e quindi avevo un ardente bisogno di biciclettare avanti e indietro. E così sono andato fino a Borgo Dora a piedi all'andata; invece tornando, complice il mio amico Mathieu che è un tipo sempre troppo avanti, io e lui notiamo sul Lungo Dora Savona una stazione TOBike. Mat, con grande savoir faire, tira fuori dalla sua giacca un portafoglio e dal portafoglio una tessera: una preziosa tessera TOBike.

Fu così che ebbi la mia prima volta.

In sella alla bici cabriolet, con la schiena eretta (la mia bici abituale è una mountain bike invece, quindi potete capire il mio impaccio nello stare così dritto) ho pedalato con i capelli al vento sentendomi un po' come la principessa Mary di Danimarca mentre pattinava sulla spiaggia di Amager. La bici era fantasticamente a posto, abbiamo avuto un problema con un'altra bici che invece non voleva saperne di venire fuori dalla palina ma il pronto Mathieu ha chiamato il numero verde (lo sapete che sono aperti anche al sabato?) e hanno brillantemente risolto tutto nel giro di 4 minuti e mezzo.

Insomma, una figata.

Ho riattaccato la bici-cabriolet alla stazione davanti al Gradenigo e sono andato a prendere la mia bici riaggiustata a puntino, ma la prossima volta mica mi faccio fregare ancora: faccio subito richiesta per una tessera TOBike tutta mia.

mercoledì 15 settembre 2010

La settimana della mobilità sostenibile

Anche quest’anno dal 16 al 22 settembre è in programma la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile. L’iniziativa, giunta alla nona edizione, è promossa dalla Commissione Europea e si concluderà mercoledì 22 settembre con la Giornata Europea “In città senza la mia auto”.

Il 22 settembre, “In città senza la mia auto”, negli anni è diventato un appuntamento mondiale che ha l’obiettivo di incoraggiare i cittadini all’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi all’auto per gli spostamenti quotidiani (a piedi, in bicicletta, in metropolitana, in tram, in autobus).

Quest’anno il tema specifico scelto dalla Comunità Europea “Travel smarter, live better – Viaggia bene, vivi meglio!” pone l’accento sulla stretta relazione tra l’ incremento del traffico motorizzato, l’abitudine ad una vita sedentaria e l’impatto sulla salute dei cittadini in termine di malattie del sistema cardiovascolare, respiratorio e da stress. Camminare e andare in bicicletta, visti come modalità di trasporto sostenibile, possono giocare un ruolo importante per il benessere fisico e mentale di chi vive in città oltre a ridurre le emissioni di gas climalteranti, l’inquinamento acustico e la congestione delle aree urbane.

La Città di Torino, come ormai da diversi anni, aderisce alla Giornata Europea del 22 settembre e per l’occasione ha previsto la chiusura del traffico dalle ore 6 alle 22 di Via Roma nel tratto da Piazza Castello a Piazza San Carlo dove si svilupperanno iniziative ed eventi.

La Giornata sarà ricca di animazione, stand mostre e laboratori per grandi e piccini, centrati soprattutto sul tema della bicicletta. Verranno inoltre presentati e distribuiti il Vademecum del ciclista urbano e la nuova Mappa delle piste ciclabili.

Anche quest’anno quindi la Città di Torino invita tutti i cittadini a dare un piccolo contributo nella lotta alle emissioni nocive, causa del riscaldamento globale e dell’effetto serra, lasciando la propria auto “a riposo” nella giornata del prossimo 22 settembre.

Scarica il Programma del 22 settembre, Giornata Europea “In città senza la mia auto”
Per ulteriori informazioni ed approfondimenti rivolgersi all’Ufficio Educazione Ambientale, V. Padova, 29; tel. 01144-20119/20177 o visitare il sito ufficiale della Settimana Europea della Mobilità (European Mobility Week).

(via informambiente)

mercoledì 18 agosto 2010

La grande beffa ciclabile

Antefatto: il nostro amico EF esce una sera, in bici perché sa che con gli amici berrà qualche birra di troppo.

Fatto: il nostro amico EF viene investito da un'automobile mentre torna a casa. Trasportato con un'ambulanza in ospedale, i controlli di routine rivelano il suo tasso alcolemico di 1,64.

Fattaccio: la Cassazione con una sentenza del 2008 ha equiparato la conduzione della bici a quella di una normale automobile: ergo, i ciclisti che guidano con un tasso alcolemico oltre la norma vengono multati, patente sospesa e punti decurtati. Proprio come se guidassero un'automobile.

Questa norma ha dell'inverosimile. Primo, perché la bici è notoriamente un soggetto debole dal punto di vista della viabilità (e infatti il buon EF è finito lui in ospedale). Secondo, perché non ci si rende conto della pericolosità di una tale sentenza: se, infatti, il trattamento di un ubriaco in bici e un ubriaco al volante è lo stesso, chi me lo fa fare a prendere la bici per uscire anche quando so che berrò più del consentito?

E' vero che, pur essendo soggetto debole, la bici è comunque un soggetto che si muove e deve stare alle regole della strada. Ma facciamo attenzione a non strafare. La patente di guida è di tipo B (automobili), non mi risulta vi sia alcuna patente ad hoc per i ciclisti. Perché quindi togliere punti alla patente di tipo B? Occhio amici della Cassazione, perché il rischio è quello di diffondere una sensazione di "obbligatorietà" della pena, in cui l'unico fattore che incide non è la responsabilità dell'individuo (come EF che prende una bici perché sa che berrà più del consentito a un automobilista e non vuole causare problemi né agli altri né a sé stesso), ma semplicemente la fortuna di non essere controllati o di non fare incidenti.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...