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sabato 17 aprile 2010

La nuova giunta regionale Cota

E così, dopo un andirivieni interminabile, la partita nel centrodestra si chiude - ancora una volta - a Roma, a cena con il Sultano.

Tra i lati positivi della nuova giunta sicuramente c'è l'età media degli assessori, 42,8. Bene anche la riduzione a 12 assessorati per risparmiare sui costi della politica. Se vogliamo, bene anche che Cota si tenga la gestione di parte della sanità.

Poi ci sono i lati negativi, e quelli incomprensibili: perché la gestione dei parchi non è andata a Ravello, assessore all'ambiente, ma è andata all'assessore al commercio Casoni? E le pari opportunità mescolate all'assessorato al bilancio? (e per di più date a una persona, la leghista Quaglia, che ammette di non aver alcuna esperienza nel campo. Come a dire, ma che ce frega a noi della Lega delle pari opportunità - evviva.). Poi l'istruzione accorpata al turismo...

Insomma, stiamo a vedere.

Da sottolineare che la Porchietto, nonostante il bottino di voti, nonostante fosse in lizza per due o tre assessorati, è rimasta esclusa dall'assegnazione delle deleghe. E' rimasta a bocca aperta. Con un palmo di naso. Forse forse, col senno di poi, le conveniva rimanere a fare opposizione in Provincia.

domenica 4 aprile 2010

Swg, flussi elettorali in Piemonte

C’è un messaggio - chiaro, dirompente - che il voto consegna alle forze politiche piemontesi: servono volti nuovi, possibilmente giovani. Aria fresca. Chi l’ha portata - o l’ha fatto credere - è stato premiato. Vince Cota, 42 anni. Vince il Movimento 5 Stelle, una truppa agguerrita di trentenni. Perdono, e tanto, i partiti guidati da classi dirigenti che si perpetuano identiche da anni.

Le coalizioni
La fotografia è dell’istituto Swg. Si partiva dal 50,2 per cento del centrodestra contro il 49,7 del centrosinistra (compresa l’Udc) delle Europee 2009. Il voto di domenica e lunedì segna il sorpasso - al ribasso - del centrosinistra: 47,4 a 46,9. I 9 mila voti che scavano il solco tra Cota e Bresso stanno tutti nelle preferenze assegnate ai candidati presidente. È lì che il centrodestra si è spinto fino al milione e 43 mila consensi contro il milione e 34 mila degli avversari. Il perché ha poco a che vedere con l’astensionismo. Il centrosinistra perde 245 mila elettori, che decidono di non votare e recupera 154 mila ex astenuti: il saldo negativo è di 91 mila. Il centrodestra cede al non voto 275 mila persone e ne recupera appena 170 mila, con un divario a sfavore di 105 mila. L’osmosi tra le coalizioni è in perfetto pareggio: 64 mila voti da destra a sinistra, altrettanti da sinistra a destra. La differenza la scavano le liste Rabellino e soprattutto il Movimento 5 Stelle: a loro il centrodestra cede 25 mila consensi, il centrosinistra 48 mila. E questi finiscono quasi tutti nella cassaforte dei «grillini».

I «guastafeste»
Per una settimana hanno respinto l’accusa dell’entourage di Bresso: sono stati loro a consegnare il Piemonte a Cota. Si sono sforzati di tracciare i contorni del loro elettorato: «Non ci fossimo stati noi non avrebbero votato». I flussi elaborati da Swg in parte li smentiscono: dei 69 mila voti raccolti dai «grillini» appena 14 mila provengono dall’area del non voto. E gli altri? Pdl, Pd e Lega ne cedono 8 mila a testa; i Radicali 5 mila; la sinistra 3 mila; Udc e altri 2 mila. Ne restano 21 mila, ed è forse qui l’origine della Caporetto: i «grillini» li hanno sottratti all’Italia dei Valori.

I vincitori
Vince la Lega. Però perde. Controsenso? Niente affatto: il Carroccio lascia per strada 60 mila voti in un anno, dovuti al boom dell’astensionismo. Ne consegna pure 14 mila al centrosinistra, però ne erode ben 39 mila al Pdl. «Merito dell’affermazione di Cota - ragiona Enzo Risso, direttore di Swg - Centrale è stata la sua capacità di intercettare le istanze di rinnovamento, anche generazionale, che sono la cifra dominante di queste elezioni». Non è un caso, forse, se il neo presidente è riuscito a conquistare i favori delle categorie più provate dalla crisi, più sensibili ai volti nuovi. «Il simbolo sono disoccupati e precari», analizza Risso. «La loro fiducia in Cota è passata da 26 per cento di gennaio al 73 di marzo».

I grandi sconfitti
Non è un caso, allora, se tra i democratici, all’indomani della batosta, si è aperto il nodo del ricambio generazionale. Il Pd frana: racimola 13 mila voti al centrodestra, mille all’Udc e nemmeno uno a sinistra; ne perde 4 mila verso l’Idv, mille verso la sinistra, 8 mila verso i «grillini», 47 mila verso la lista Bresso. Ma soprattutto 115 mila elettori dei democratici sono rimasti a casa, ed è la conferma che - prima di perdersi in tatticismi e risiko di alleanze - il partito dovrà pensare a recuperare i delusi. In casa Pdl, se possibile, se la passano ancora peggio. La coalizione vince, ma gli ex Forza Italia e An sono l’unico gruppo a non drenare consensi da nessun altro partito. Ne perdono e basta: 39 mila in uscita verso la Lega, 6 mila a La destra, 17 mila alle liste Cota, 7 mila all’Udc, 41 mila al centrosinistra, 8 mila ai «grillini» e ben 186 mila astenuti.

(via lastampa)

mercoledì 31 marzo 2010

Il nuovo consiglio regionale del Piemonte

Con Roberto Cota presidente della Regione Piemonte su 60 consiglieri 36 vanno al centrodestra, 22 al centrosinistra e 2 ai «grillini», Davide Bono, eletto a Torino e provincia e Fabrizio Biolè, eletto a Cuneo. Roberto Cota ha vinto con 1.043.318 voti, pari al 47,32%, contro la presidente uscente Mercedes Bresso che con 1.033.946 voti è arrivata al 46,90%. La differenza è stata di 9.372 voti. La lista Grillo ha ottenuto 90.086 voti.

I seggi di Cota sono 12 del listino più 24 della coalizione (13 Pdl, 9 Lega, Pensionati-Giovine e VerdiVerdi- Lupi); quelli di Mercedes Bresso:1 lei e altri 21 della coalizione (12 Pd, 3 Di Pietro, 2 Udc, 1 ciascuno Insieme per Bresso, Moderati, Rifondazione e Sinistra-Libertà).

Nella suddivisione per provincia a Torino 6 seggi sono Pd, 2 Di Pietro e 1 ciascuno a Moderati, Insieme per Bresso, Udc, Rifondazione e Sinistra-Libertà, 6 Pdl, 3 Lega, 1 ciascuno a Pensionati e VerdiVerdi, 1 a Grillo. Ad Alessandria: 1 Pdl, 1 Lega, 1 Pd; ad Asti 1 Pdl e 1 Pd; a Biella 1 Pdl e 1 Pd; a Cuneo 2 alla Lega, 1 Pdl ,1 Pd, 1 Udc, 1 Di Pietro, 1 Grillo; a Novara: 1 Pdl, 1 Lega, 1 Pd; nel Verbano-Cusio-Ossola 1 Pdl, 1 Lega, 1 Pd; a Vercelli 1 Pdl, 1 Lega.

Gli eletti della lista regionale sono: Elena Maccanti, Daniele Cantore, Alberto Cortopassi, Rosa Anna Costa, Michele Marinello, Angiolino Mastrullo, Massimiliano Motta, Roberto Rosso, Carla Spagnuolo, Cristiano Bussola e Augusta Montaruli. Si aggiunge la candidata del centro-sinistra Mercedes Bresso.

Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero degli Interni, i candidati eletti nella provincia di Torino sono: del Popolo della libertà Barbara Bonino, Angelo Burzi, Fabrizio Comba, Michele Coppola, Caterina Ferrero e Claudia Porchietto; della Lega Nord Mario Carossa, Gianfranco Novaro, Antonello Angeleri; del Partito Democratico Davide Gariglio, Roberto Placido, Giovanna Pentenero, Nino Boeti, Mauro Laus, Stefano Lepri; del Movimento 5 stelle Davide Bono; dei Moderati per Bresso Michele Dell’Utri; di Rifondazione Comunista Eleonora Artesio; di Sinistra Ecologia e Libertà Monica Cerutti; dell’Italia dei Valori Andrea Buquicchio, Luigi Cursio; di Insieme per Bresso Andrea Stara; dell’Unione di Centro Alberto Goffi; dei Verdi-Verdi Maurizio Lupi; del Partito Pensionati per Cota Michele Giovine.

Gli eletti nella provincia di Cuneo risultano essere Fabrizio Biolè (Movimento 5 stelle); Mino Taricco (Pd);Tullio Ponso (Italia dei Valori); Federico Gregorio e Claudio Sacchetto (Lega Nord); Giovanni Negro (Unione di Centro); Alberto Cirio (Popolo della libertà). Nella provincia di Asti ce l’hanno fatta Angela Motta (Pd) e Rosanna Valle (Popolo della libertà). Nell’Alessandrino Ugo Cavallera (Popolo della Libertà), Riccardo Molinari (Lega NOrd), Rocco Muliere (Pd). Gli eletti nella provincia di Vercelli Luca Pedrale (Popolo della Libertà) e Gianluca Buonanno (Lega Nord). A Novara si sono affermati Mimmo La Rocca (Popolo della Libertà), Massimo Giordano (Lega Nord) e Giuliana Manica (Pd). Nel Verbano-Cusio-Ossola Valerio Cattaneo (Popolo della libertà), Michele Marinello (Lega Nord), Aldo Reschigna (Pd). Infine a Biella Lorenzo Leardi (Popolo della libertà) e Gianni Ronzani (Pd).

(via lastampa)

martedì 30 marzo 2010

Diecimila ragioni per una sconfitta


Come preannunciato, la sfida in Piemonte si è giocata sul filo del rasoio ed è stata partita aperta fino all'ultimo voto. In questo senso, non è che la Bresso ne esca sconfitta in maniera pesante. La sua sconfitta maggiore sta nel fatto di non aver portato quel valore aggiunto che tutti le attribuivano (e quantificavano in 1/2 punti percentuali): in realtà la zarina ha preso meno voti di quelli della sua coalizione, mentre per Cota è stato l'opposto. Anche qui parliamo di un pugno di voti, ben inteso.

Dove sono mancati questi diecimila voti che avrebbero fatto vincere la Bresso? E' quasi impossibile determinarlo. Può essere dalla provincia di Alessandria, storicamente divisa 50/50 tra cdx e csx, che ieri ha premiato Cota di qualche punto percentuale. Può essere dipeso invece dalla città di Moncalieri, la quinta città del Piemonte, ricordiamolo, notoriamente feudo rosso, in cui però ieri la Bresso ha vinto solo con un 49%, mentre dagli altri comuni della cintura è uscita una media di 55/60% di voti per il csx. O, ancora, in Torino città: la Bresso ottiene 'solo' il 55% dei voti, mentre forse ci si aspettava un due/tre punti in più.

Anche Cota non ha stravinto nelle altre province del Piemonte, il suo dato oscilla tra il 57% di Cuneo (che probabilmente ha determinato lo scarto dei diecimila voti) e il 52% di Asti. Nella sua Novara nemmeno ha sfondato: 'solo' il 54,7%. Insomma, Cota in provincia di Torino ha tenuto meglio di quanto ha tenuto la Bresso nelle province del Piemonte 2, e questo ha fatto la differenza.

A Torino città, Bresso oscilla tra il 50% del centro (bassino), e il 60% di Mirafiori Sud. La mia circoscrizione 9 si è comportata bene e le ha dato il 57% dei voti. Anche il temuto sorpasso in Barriera di Milano non c'è stato: Bresso batte Cota 55 a 40.

L'unica soddisfazione di questa tornata elettorale, al di là della tenuta di Torino città e provincia, è di aver portato in consiglio Monica Cerutti di sinistra ecologia e libertà, nonostante la povera performance del partito in Piemonte.

Sulla riconta delle schede, direi che è doveroso quando un'elezione termina al fotofinish. Non ho visto la Bresso intervenire a Porta a Porta, ma mi hanno detto che ha parlato con decoro e contegno, chiedendo sì la riconta della scheda ma ammettendo la sconfitta. Invece mi è giunta voce di un Cota estremamente arrogante (ma certo, è leghista, l'arroganza è di default), però è risultato vincitore e può permetterselo.

Ma quanto brucia.

Postmortem di un'elezione

Ha vinto il centrodestra, poche palle.
A livello nazionale strappa, seppur per un pugno di voti, Piemonte e Lazio e ora governa tutte le regioni più popolose d'Italia, scusate se è poco. A niente valgono le considerazioni di Bersani di "inversione di tendenza" (ma dove?). L'unica inversione di tendenza è la vittoria di Vendola, meritata, meritatissima nel contesto pugliese in cui tutti hanno cercato di mettergli i bastoni tra le ruote. Ma, anche qui, molto è dipeso dal fatto che il cdx si presentasse diviso (cosa che è successa anche in Calabria per il csx, ma che non ha influito sulla sconfitta che sarebbe arrivata comunque).

Bossi vince ma a parer mio non stravince (pur essendo lui senza dubbio il più grande vincitore di queste elezioni): prende Piemonte e Veneto, supera il PDL in Veneto, non lo supera in Lombardia e in scala nazionale cresce di un punto percentuale (+2% in Piemonte rispetto alle europee). Berlu esce da queste elezioni molto rafforzato. Casini inneggia alla vittoria, ma la realtà è che nessuno se lo caga e l'UDC esce fortemente ridimensionato da queste elezioni. Bersani perde su tutta la linea, l'unica vittoria di cui può vantarsi è quella in Liguria dove le cose sono andate come sia Bersani sia Casini volevano. Certo, Lazio e Piemonte sono state perse per poche decine di migliaia di voti, ma sono comunque andate perse.

lunedì 29 marzo 2010

domenica 28 marzo 2010

Appunti dal web


Berlusconi vince
- se conquista una regione tra Piemonte, Liguria, Lazio, Puglia
- se la Lega non sorpassa il PDL

Berlusconi perde
- se si ferma alle 4 regioni già date per vinte
- se la Lega supera il PDL

Bossi vince
- se conquista il Piemonte
- se la Lega supera il PDL anche in Lombardia
- se la Lega cresce esponenzialmente in tutte le altre regioni

Bossi perde
- se perde il Piemonte
- se la Lega non supera il PDL

Bersani vince
- se conquista Liguria, Puglia e una regione tra Piemonte e Lazio

Bersani perde
- se conquista solo le regioni rosse. Puglia e Liguria sono quasi date per certe al CSX.

Casini vince
- se conquista Puglia, Lazio, Liguria e Piemonte

Casini perde
- se vincono Cota, Bonino, Vendola e Biasotti

Ma questi appunti dal web non serviranno a nulla perché inevitabilmente tutti si dichiareranno vincitori alla fine dello spoglio.

Hanno detto

Per quanto negativo possa essere il nostro giudizio sull’insieme della politica, o sull’uno e sull’altro dei candidati, per quanto nauseabonda sia stata questa campagna elettorale, il momento in cui decidiamo di restare a casa corrisponde ad una resa. Non illudiamoci così di punire i partiti: astenersi significa chiamarsi fuori, non farsi carico del futuro del Paese, rinunciare a dare un’indicazione della direzione che vorremmo. E chi rinuncia a dire la sua non ha mai ragione. (M. Calabresi)

sabato 27 marzo 2010

And the winner is

Esprimere un voto di preferenza è un diritto e un dovere che mi fa sentire importante, perché da troppi anni a livello nazionale non abbiamo potuto farlo. E ci siamo dimenticati come si fa. Ci siamo dimenticati che, pur essendo vero che il voto di preferenza crea quella sorta di voto clientelare, esso rappresenta anche un'occasione per mandare negli organi elettivi chi scegliamo noi cittadini, dal basso, e non chi ci è imposto dall'alto.

Dal calderone della campagna elettorale degli ultimi due mesi, negli ultimi giorni ho tratto alcune conclusioni e ho portato la mia ricerca più nello specifico, esaminando con attenzione i profili dei singoli candidati per determinare quale nome avrei scritto sulla mia scheda elettorale.

Per la prima volta, sentivo che avrei potuto prendere in considerazione di votare per il Partito Democratico. In passato non era mai successo perché l'unione di DS e Margherita non permetteva di collocare il partito in maniera netta verso il centro o verso sinistra, e ciò creava un'ambiguità che a parer mio non andava premiata. Dall'elezione di Bersani a segretario, con la fuoriuscita di tutti quei cattolici integralisti ex Margheritini, il Partito a mio avviso ha virato più convintamente verso sinistra (dove la parola chiave è "convintamente").

Ho preso in considerazione anche altri partiti, considerando il fattore locale dell'elezione: Sinistra Ecologia e Libertà, che ho votato alle ultime europee; i Moderati, che nel locale hanno sempre compiuto scelte coerenti; i Radicali, che da sempre stimo e ammiro per le loro battaglie di libertà (quella vera, non quella propagandata da B.) e trasparenza.

Ma ciò che più mi premeva era considerare il profilo dei vari candidati, che ho esaminato uno per uno, per quanto mi era possibile.

Alla fine ho deciso che il mio voto di preferenza andrà a Monica Cerutti, candidata al consiglio regionale per Sinistra Ecologia e Libertà con Vendola. Di lei ho già parlato qui, e in questi mesi ho seguito la sua campagna elettorale sul suo sito e sulla sua pagina facebook. E già solo per questo, per avere condotto una campagna elettorale con i mezzi del web 2.0, merita una stella di riconoscimento. Non potrei mai votare un candidato che non usasse questi mezzi che per me sono quotidiani e fondamentali per rimanere in contatto con la "base".

I temi su cui Monica è impegnata, e di cui si è occupata in questi anni in Consiglio Comunale, sono tre: le pari opportunità e il ruolo della donna, l'ambiente e le politiche sociali. Temi che per me sono fondamentali. Il fatto poi che abbia esperienza di amministrazione comunale di Torino garantisce la rappresentanza del mio territorio in consiglio regionale.

Infine, una nota di stile, la straordinaria iniziativa "giro in bicicletta dei Toret" per salvaguardare l'acqua pubblica non può non meritare la mia preferenza.

Effetto domino

Alla fine di questa ingloriosa campagna elettorale

1) l'Italia è diventata una dittatura stile sudamericano, dove per solo e unico volere del primo ministro è stata corrotta la direzione di un organismo indipendente come l'agcom

2) sono stati così aboliti i confronti diretti tra candidati (per eliminare progressivamente dagli schermi l'opposizione) ma non le interviste singole, così il primo ministro si è ritrovato a fare un monologo di 10 minuti su tutti i telegiornali nazionali (quelli di sua proprietà e quegli altri, ormai divenuti anch'essi di sua proprietà amministrati da suoi lacchè)

3) beffandosi delle multe al tg5 (irrisoria per un miliardario) e al tg1 (tanto la paghiamo noi contribuenti), il premier si è ritrovato su tutte le televisioni quasi a reti unificate

4) programmi di satira scomodi al potere centrale sono stati cancellati e sono stati costretti a ricorrere allo streaming su web per poter parlare al paese, o, meglio, a quel 2% del paese che è a conoscenza di ciò che sta accadendo, mentre gli altri 98% accendono ignari la televisione imbottendosi di un po' di grande fratello, amici di maria, domenica trash, pomeriggio cinque e altri programmi che al primo ministro non nuociono

Butta la tua TV

Io faccio parte di quello 0,01% di italiani che la tv non la guarda, non la ho nemmeno. Ma ieri mentre ero in palestra e correvo sul tapis roulant, la tv della sala era sintonizzata sul tg5 e mi sono sorbito dieci minuti (no, dico DIECI) con la faccia di Berlu che presentava il volumetto del governo del fare, con il simbolo del suo partito ben visibile dietro la scrivania.

Per fortuna non avevo l'audio.

giovedì 25 marzo 2010

Elezioni regionali 2010, Torino: come, dove e quando si vota (e perché)

QUANDO SI VOTA

Domenica 28, dalle 8 alle 22, e lunedì 29 marzo 2010, dalle 7 alle 15, nella regione Piemonte si voterà per l’elezione del Presidente della Giunta regionale e l'elezione del Consiglio regionale.

Si ricorda che per votare è necessario esibire al presidente di seggio elettorale un documento di riconoscimento e la tessera elettorale personale.
In caso di smarrimento della tessera elettorale, è possibile richiederne un duplicato presso l'Ufficio Elettorale di c.so Valdocco 20 o gli uffici di anagrafe decentrata.

Il Consiglio regionale del Piemonte è costituito da 60 seggi.
Il sistema elettorale per la elezione del Presidente e del Consiglio regionale della regione Piemonte è disciplinata dalla legge 23 febbraio 1995, n. 43, secondo la quale quattro quinti dei consiglieri assegnati alla regione (48) sono eletti sulla base di liste provinciali con sistema proporzionale, mentre il rimanente quinto (12) viene eletto con sistema maggioritario sulla base di liste regionali.

Inoltre, la legge costituzionale 22 novembre 1999, n. 1, ha introdotto l’elezione diretta del Presidente della Giunta regionale, che prevede la proclamazione a tale carica del candidato capolista della lista regionale che ha conseguito il maggior numero di voti validi.


LA SCHEDA ELETTORALE

La scheda di votazione è una sola. Pertanto, l’elettore con una sola scheda vota sia per la elezione del Presidente della Giunta regionale sia per la elezione del Consiglio regionale.
La scheda è di colore: verde (tonalità: pantone green-U). Disponibile il fac-simile in formato .pdf.

Sulla scheda di votazione sono collocati:

  • alla sinistra, i simboli delle liste provinciali;
  • alla destra, i simboli delle liste regionali con i nominativi dei candidati presidenti della regione;
  • accanto al simbolo di ogni lista provinciale è presente una riga per l’espressione del voto di preferenza in favore di un candidato alla carica di consigliere appartenente alla lista provinciale votata.
    L’elettore può esprimere un SOLO voto di preferenza.

Una o più liste provinciali devono essere collegate con una lista regionale.

il capolista della lista regionale è candidato alla carica di presidente della giunta regionale.


COME SI VOTA

Per le elezioni regionali le modalità di espressione del voto sono stabilite dall’articolo 2 della legge 43/1995 e dall’articolo 13 della legge 108/1968.
Ai sensi della normativa citata l’elettore può esprimere un voto di lista in uno dei seguenti modi.

a) voto per una lista provinciale ed una lista regionale collegata alla lista provinciale votata

Tracciando un segno nel rettangolo che contiene il contrassegno di una lista provinciale.

Caso di voto per una lista provinciale e una lista regionale  collegata

Il voto deve essere attribuito:
- alla lista provinciale 2
- alla lista regionale A

b) voto per una lista provinciale ed una lista regionale NON collegata alla lista provinciale votata (ipotesi di voto disgiunto)

Tracciando due segni: uno nel rettangolo che contiene il contrassegno di una delle liste provinciali e l’altro sul simbolo di una lista regionale (o sul nome del suo capolista, cioè del candidato presidente della giunta regionale) NON collegata alla lista provinciale votata.

Caso di voto per una lista provinciale ed una lista regionale non  collegata

Il voto deve essere attribuito:
- alla lista provinciale 16
- alla lista regionale A

c) votare solo per una lista regionale

Tracciando un segno sul contrassegno di una delle liste regionali o sul nome del suo capolista, senza segnare, nel contempo, alcun contrassegno di lista provinciale.

Caso di voto solo per una lista regionale

Il voto deve essere attribuito:
- alla lista regionale D

d) In ogni caso, l’elettore può esprimere un solo voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere compreso nella lista provinciale

Scrivendo (in modo chiaro) il cognome nell’apposita riga tracciata alla destra del contrassegno della lista provinciale votata.

La preferenza deve essere manifestata, esclusivamente, per un candidato compreso nella lista provinciale votata.

Caso di voto di preferenza

Il voto deve essere attribuito:
- alla lista provinciale 3,
- alla lista regionale A,
- al candidato Rossi della lista provinciale 3.

(via Comune di Torino)

PERCHE' SI VOTA

Votare è un diritto e un dovere di ogni cittadino, ed è l'unico modo che noi insignificanti popolani abbiamo per manifestare la nostra volontà. Il fatto che i candidati siano tutti la stessa mierda non giustifica in nessun modo l'astensione: non ci si può astenere dal manifestare la propria volontà e poi lamentarsi in maniera distruttiva dello stato di marciume in cui è finito il nostro Stato (in questo caso, la nostra Regione). Si voti per il male minore, si voti scheda bianca, ci si turi il naso e si voti per il meno peggio... l'importante è che si voti.

(quest'ultimo appello al voto è mio)

mercoledì 24 marzo 2010

Uno schifo di Presidente del Consiglio

Se non siete ancora disgustati dalla bassezza politica, morale e umana di Berlusconi, disgustatevi.
L'ennesima battuta carica di disprezzo per le donne: bersaglio di oggi, Mercedes Bresso.

lunedì 22 marzo 2010

Chiamparino: con la Lega Piemonte vassallo

Sarà la sferzata d’energia frutto della domenicale corsetta mattutina sulle rive del Po. Sarà l’esito del giro propagandistico compiuto nella provincia piemontese. Certo, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, all’inizio dell’ultima settimana di campagna elettorale per le Regionali, sembra moderatamente ottimista sul risultato della sfida Bresso-Cota. Né troppo impressionato dalla manifestazione romana di sabato scorso.

Eppure, l’accoppiata tra Berlusconi e Bossi, su quel palco in piazza san Giovanni, pareva rinsaldare un’alleanza di ferro nella maggioranza di governo, basata su una netta spartizione del territorio: al nord, il predominio della Lega, al centro-sud, quello del Pdl. Come sindaco di centrosinistra in una città del nord, la prospettiva non la preoccupa?
«A me, Berlusconi è sembrato un leader solo, che cerca di ripetere il consueto copione, con un Bossi sicuramente azionista di riferimento forte della coalizione. Ma pure un azionista che, piuttosto rudemente, fa capire che non deve nulla all’amministratore delegato e, quindi, che, da un momento all’altro, potrebbe anche cambiare strada o essere più autonomo. Dal punto di vista politico, questo atteggiamento rivela una maggioranza fragile, perché Fini non c’è e la Lega, che è l’ultimo partito leninista, ha già dimostrato di avere molta spregiudicatezza nel giocare la sua partita».

C’è, però, quell’immagine di giuramento comune dei candidati governatori che sembra contraddire questa sua impressione.
«Questa è un’altra immagine choccante, ma che non mi stupisce: dovremmo costruire il federalismo e, quindi, i candidati governatori dovrebbero, semmai, giurare ognuno a casa propria. Mentre vanno a giurare nelle mani dell’imperatore. Più che governatori, questi, mi sembrano dei valvassori. D’altra parte, non mi sorprendo. Siamo l’unico Paese d’Europa in cui i Comuni non hanno nessuna autonomia fiscale. Non solo, l’unico Paese in cui il governo fa cadere dall’alto, con discrezionalità politica, i sostegni alle realtà locali. Come l’elargizione di 80 milioni all’Acea di Roma per compensare le multe inflitte per aiuti di Stato. Cosa che non è avvenuta per le altre utility e per i loro azionisti pubblici».

La Lega, però, ha un radicamento sul territorio molto forte, che ricorda quello del vecchio pci. Non vi sentite, voi della sinistra, battuti su quello che era il vostro campo preferito?
«Che la Lega lavori bene sul territorio, è vero. Che noi dovremmo tornare ad essere ancor più radicati, è altrettanto vero. Ma il primo passaggio è proprio quello di vincere le elezioni, laddove, come in Piemonte, abbiamo governato bene. Come, tra l’altro, lo dimostra proprio la vostra inchiesta sulla Stampa di ieri. Ma la Lega, se davvero vogliamo analizzare la sua presenza sul territorio, ha il vero insediamento profondo nell’asse lombardo-veneto, tra Verona e Milano. Questo mi preoccupa, perché quando Bossi dice “la Tav non vi serve, perché l’importante è che voi arriviate velocemente in Lombardia” dà l’idea di un vassallaggio del Piemonte verso quell’area».

Scusi, ma non è proprio lei a essere favorevole al progetto Mi-To? Non c’è una contraddizione in questo suo timore di sudditanza piemontese alla Lombardia?
«No. Io rivendico l’idea che con quell’area si possano fare progetti comuni, ma vanno fatti con la schiena dritta e, quindi, condizione necessaria è non essere, obiettivamente, anche al di là della volontà dei singoli, tributari di un radicamento politico, sociale ed economico che ha, lì, la sua forza. Senza offendere nessuno, ma il peso politico di un Maroni, di un Calderoli, di un Castelli, per non parlare di Bossi, è diverso da quello di Cota o di Borghezio. Il rischio, perciò, che una vittoria di Cota porti a una “lombardizzazione” del Piemonte è molto forte».

Ultima domanda su un argomento diverso: per la candidatura del centrosinistra a prossimo sindaco di Torino, è meglio puntare su un uomo di partito o su un esponente della società civile?
«Sono d’accordo con Castellani: io sono disposto a fare la mia parte, a stare al tavolo, anche non a capotavola come dice lui, dove un gruppo di persone rappresentative, non solo formalmente, di quella coalizione che in questi 15 anni ha governato Torino, e credo bene, ragioni sulla condizione della città. Solo dopo aver individuato il progetto sul futuro di Torino, si può pensare alla persona, o alle persone, più adatte a realizzarlo. A quel punto, saranno le primarie a confrontare questa figura, o questa rosa di figure, con altre, magari presentate da diversi raggruppamenti o diverse forze politiche. Ma non voglio eludere la sua domanda: proprio questi ultimi 15 anni di governo hanno avuto anche il risultato di amalgamare la distinzione tra rappresentanti di partito e rappresentanti della società civile. E’ stato un amalgama ben riuscito a Torino, come dimostra proprio la staffetta, in piena continuità, tra Castellani e me».

(via LaStampa)

giovedì 18 marzo 2010

Francesismi

Cota che dà della "francese" alla Bresso come se questo fosse un insulto è una dimostrazione lampante che il leghista non sa nulla della mentalità dei cittadini torinesi. Da noi "francese" è un complimento.

Tappa del Piemonte & affluenza dei tifosi

Un'interessante analisi che tiene conto anche dell'affluenza dei tifosi sugli spalti il 28 e il 29 marzo. A quanto pare la mancanza di tifoseria favorirebbe Cancellara. Chissà.

TAPPA DEL PIEMONTE

Prestazione di Squadra
(var. rispetto al precedente corsa)
(*Collaborano solo in alcune parti della corsa)

TEAM CAVENDISH: 48,5 sec (+0,5 sec)
-
BOONEN: 26,0 sec (INV)
-
FLECHA: 18,5 sec (+0,5 sec)
-
DEVOLDER: 1,0 sec (INV)
-
Altri Gregari*: 3,0 sec (INV)


TEAM CANCELLARA: 47,5 sec (INV)
-
POZZATO: 23,5 sec (-0,5 sec)
-
GILBERT: 7,0 sec (+0,5 sec)

- EVANS: 4,5 sec (INV)
-
FRANK SCHLECK: 2,5 sec (INV)
-
ANDY SCHLECK: 2,0 sec (INV)
-
HAUSSLER: 1,5 sec (INV)
-
VERDI: 1,5 sec (INV)
- Altri Gregari*: 5,0 sec (INV)

TEAM HOSTE : 1,5 sec (INV)
TEAM REBELLIN: 2,5 sec (-0,5 sec)

Prestazione Singola
Cavendish: 48,0 sec (+0,5 sec)
Cancellara: 48,0 sec (INV)
Hoste: 2,0 sec (INV)
Rebellin: 2,0 sec (-0,5 sec)
Il Commento: Cancellara agganciato nuovamente da Cavendish, si torna in parità assolutà. Cavendish continua a disporre di maggiori spazi di miglioramento, in quanto nella fascia di incertezza c'è maggiore presenza di tifosi moderati. Nelle squadre Rebellin cede qualcosa per la defezione di uno dei gregari. Flecha cresce oltre i 18 sec., Cancellara in ripresa, ma la presenza di ben 12 ciclisti in squadra limita la prestazione singola. Basso Evans, che cede secondi ai numerosi colleghi gregari; anche Pozzato ha lo stesso problema e resta 2 sec. sotto Boonen. TOSS-UP
Presenza Tifosi: Stimata al 69% (contro il 71% dell'analoga tappa di 5 anni fa). Per ogni punto in più di presenza tifosi: Cavendish guadagna 0,2 sec (in particolare Boonen) e Cancellara ne perde 0,2 sec (specie Pozzato e Gilbert). Per ogni punto in meno, ragionamento invertito.
Presenza 65%: Cavendish 47,0 sec Cancellara: 49,0 sec
Presenza 67%: Cavendish 47,5 sec Cancellara: 48,5 sec
Presenza 69%: Cavendish 48,0 sec Cancellara: 48,0 sec
Presenza 71%: Cavendish 48,5 sec Cancellara: 47,5 sec
Presenza 73%: Cavendish 49,0 sec Cancellara: 47,0 sec

Duello Bresso-Cota: un altro flop


Insomma, i dibattiti politici che vedono contrapposti Mercedes Bresso e Roberto Cota non sembrano fare contenti i giornalisti. Leggo ora qui (e qui) che, nella versione live di Ballarò con Floris al circolo della Stampa, si è parlato di temi nazionali più che di quelli regionali, e che i due candidati hanno presto preferito limitarsi a scambiare offese reciproche. Meno male che fra poco si vota.

Genova non se la passa benissimo (la Vincenzi e il PD neppure)


Dall'articolo di Emanuele Boffi su Tempi, intitolato La strada in salita della Superba emerge il ritratto di una Genova ferma, disillusa, isolata, in bilico tra la voglia di rischiare e lo scetticismo verso i cambiamenti. Una Genova che non parla bene nemmeno del proprio primo cittadino, Marta Vincenzi:

Di lei non si parla molto bene in città [...] Poiché metà della popolazione ligure vive a Genova, il risultato della città influirà molto sull'esito del prossimo duello regionale tra Claudio Burlando e Sandro Biasotti. Il primo è in leggero vantaggio e si dice sia molto preoccupato del "fattore Vincenzi". E' per questo che a lui sono fatte risalire le voci di una rimozione del primo cittadino nel caso il 29 marzo il centrosinistra prevalesse sul Pdl. [...] Lo conferma Piana: "il sindaco o non fa o, quel che fa, ha solo un risvolto mediatico. Si presenta come la paladina dei "nuovi diritti": il gay pride, la moschea, il testamento biologico in comune. Fuffa."

mercoledì 17 marzo 2010

Verbania e il sogno della provincia autonoma


Vi segnalo questo interessante articolo di Ettore Boffano per Repubblica. Un viaggio nella provincia più a Nord del Piemonte, per conoscere meglio quei 160.000 cittadini che Torino la sentono lontana, che si devono confrontare tutti i giorni con la Svizzera, e che vedono i 5 anni di Mercedes Bresso come "deludenti e basta". Per capire l'evoluzione dell'inclinazione politica del territorio e le sue motivazioni.
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